Una vez mas

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CAT_IMG Posted on 10/1/2011, 15:03

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che bella *W*
bè si è scoperto che Carol è la figlia di Mar e Thiago, e quindi anche Carlos lo dovrebbe essere.
 
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CAT_IMG Posted on 11/1/2011, 14:32
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Graziee :DD Eh si Carol e Carlos sono proprio i figli di Mar e Thiago (:
 
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CAT_IMG Posted on 7/2/2011, 18:29
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6° Capitolo

<i> Belinda Version

Esattamente come una sciocca, mi ritrovavo a vagabondare per la prima volta lungo i corridoi di quella scuola. Carlos ormai era andato via, lasciandomi sola come

una stupida; ma dopotutto ero stata io a sbagliare. Non avrei mai dovuto indicare Gaston invece di rispondere ad una domanda che di sicuro avrebbe cambiato l'esito

di quella serata. Eppure non riuscivo a sentirmi in colpa. Dopotutto noi non stavamo insieme, anche se era ovvio che tra di noi non ci sarebbe mai stata una semplice

amicizia. In quel momento la cosa migliore era starsene in un luogo dove era impossibile torturarsi il cervello a pensare a come sarebbe andata. Quindi pensai che la

mia stanza era il posto dove non avrei proprio dovuto mettere piede. Ancora non conoscevo bene tutte le aule di quella scuola, così guardando i diversi cartelli appesi

lungo le pareti, optai per la piscina di acqua salata.
Come mi era stato detto, quella scuola prima non era nient'altro che una casa molto grande, ma dopo molti anni di lavori erano riusciti ad erigerci un vero e proprio

college.
Seguii l'indicazione del cartello e svoltai presso la prima curva. Non ebbi nemmeno il tempo di girare che subito vidi la piccola piscina illuminata da qualche luce e dal

debole riflesso della luna. L'avevano attrezzata proprio bene. Tutt'attorno ad essa c'erano diversi lettini blu, portanti il logo della scuola, e su alcuni di essi c'erano

delle coppiette che si tenevano per mano. Alcune apparivano impacciate, mentre altre con fare più esperto cercavano un pò d'intimità.
Cercai con gli occhi un posto che non fosse troppo vicino a quelle coppiette, ma che non fosse nemmeno troppo lontano dalla piscina. Alla fine optai per il secondo

lettino a destra dell'entrata.
Mi sedetti e con fare disinvolto presi a giocherellare con le dita. Scrutai il cielo pieno di stelle e pensai che,anche se San Lorenzo era passato da un bel pò, di sicuro

un giorno sarei riuscita a vedere qualche stella cadente. Purtroppo non ero mai stata così fortunata da vederne una, ma anche se fosse accaduto non avrei mai saputo

segliere il desiderio giusto da affidarle.
Mi voltai leggermente e notai che esattamente al lato opposto della piscina c'era un ragazzo seduto su un lettino, era solo e sembrava assorto in chissà cosa. Un pò

come me.
Fu solo quando quest'ultimo si alzò che potei riconoscerlo. Anche se era da poco che ci conoscevamo di certo, il suo modo di camminare e il suo portamento, non li

avrei scambiati con nessuno. Era proprio lì, e mi sembro che non ci vedessimo da chissà quanto. Era proprio lui. Carlos.
Si accorse quasi subito che lo stavo fissando e credo fu per questo che mi raggiunse. Si mise impalato davanti al mio lettino e scrutando il resto dei posti liberi si

sedette sulla sdraio dietro di me.
Hai fatto presto... incalzò Carlos senza guardarmi.
Di certo non sarei mai rimasta sola come una stupida accanto alla pista da ballo. Magari aspettando che tu avessi fatto pace col cervello risposi secca
Bè non sono di certo io quello che dovrebbe fare pace col proprio cervello ribattè Carlos continuando a tenere lo sguardo altrove. Quanto odiavo quando

qualcuno mi parlava senza guardarmi!
Primo, sei tu quello che se la prende per nulla. Secondo, guardami in faccia quando ti sto parlando dissi facendo in modo che finalmente si voltasse verso di

me, afferandogli il viso con una mano. Carlos la prese e racchiudendola nella sua la poggiò sul mio lettino.
Non capisco perchè te la prendi per così poco, in fondo ci conosciamo da pochissimo continuai guardandolo dritto negli occhi.
Carlos accennò un piccolo sorriso strafottente potrebbero essere passate anche solo due ore, o minuti, dal momento che ci siamo conosciuti; ma di certo anche

dopo due secondi avrei capito che non saremmo mai potuti essere amici.

Adesso anche il suo sguardo era fermo. Credo di averlo capito anche io ammisi mordendomi leggermente il labbro inferiore.
Quella frase era stata breve ma conclusiva, un pò come quelle lame piccole e affilate a cui basta un solo colpo per distruggere tutto. Solo che con quella frase non

avevo distrutto proprio nulla; stavo solo per dar inzio a qualcos'altro.
Nessuno dei due sapeva cosa dire. Ormai avevamo in un qualche modo chiarito, anche se non c'era mai stato un vero litigio. Fu Carlos a rompere definitavemente il

silenzio; mi scrutò attentamente ma pensieroso poi staccando per un attimo gli occhi da me chiese Posso sedermi lì? col dito indicava il posto accanto a me

sul lettino. Io annuii soltanto, anche se avrei voluto rispondere con un "si certo" o un'espressione che gli avesse fatto capire che davvero lo volevo vicino, e non che

avessi risposto solo per cortesia. Carlos intanto si era già seduto e insieme a lui era tornato il silenzio di prima. Questa volta però ero io che dovevo dire qualcosa.

Dovevo essere io a rompere il silenzio. Mi sforzavo di trovare qualcosa di cui parlare ma la mia mente sembrava vuota. Ripensai alla nostra lunga chiacchierata nel

pomeriggio sperando di trovare in essa un elemento che potesse dare inizio ad un nuovo dialogo. Ma niente.
Per tutto il tempo che ero stat lì ferma a pensare i miei occhi erano rimasti fermi sul pavimento. Solo quando capii che non avevo proprio niente da dire li alzai per

scrutare l'espressione di Carlos. Nonappena cercai il suo volto non trovai altro che le sue labbra, ormai poggiate sulle mie. Ci volle davvero poco per sciogliere quel

groviglio di pensieri che avevo in testa. Posai una mano sulla spalla di Carlos mentre le nostre labbra continuavano a muoversi insieme. Le sue dita percorrevano i

contorni del mio volto e sembravano fuoco sulla mia pelle fredda. I nostri occhi si incontrarono solo nel momento in cui le nostre labbra si separarono un attimo per

poi tornare di nuovo insieme. In quella sera avevamo scambiato pochissime parole, ma l'intensità del suo sguardo era stata molto più eloquente.
Quando con riluttanza mi allontanai un pò, sorrisi quasi come una stupida, come se quella situazione mi tornasse sempre nuova. Carlos,invece, sembrava molto più a

suo agio e aveva un sorriso diverso dal mio. Un sorriso strafottente e beffato... il sorriso che mi aveva fatto accorgere di lui quella mattina.
Carlos mi avvolse nella sue braccia enormi e restammo così per un tempo che mi sembrò infinito. Chiusi gli occhi e cercai di stampare nella memoria ogni singolo

istante. Ogni singolo suono. Ogni singolo brivido.
 
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CAT_IMG Posted on 18/4/2011, 18:19
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Capitolo 7

Carol version

La sveglia sul comodino continuava a suonare ad un volume insolito. Mi girai, con la testa ancora sotto il cuscino, e cercai di mettere fine a quel suono orrendo. La mia mano premette delicatamente sulla parte superiore della sveglia e il trillo cessò immediatamente. Chissà che ore erano...
Mi alzai di sbotto e rimasi sorpresa dal forte mal di testa che mi aveva fatta ricadere di nuovo sul letto.
Ehi Carol finalmente ti sei svegliata...ci eravamo preoccupate!
Marisol e Felysia erano sedute sul letto di fronte al mio e mi scrutavano pensierose.
Buongiorno! Ehi ma perchè siete ancora qui, tra cinque minuti iniziano le lezioni affermai lanciando un occhiata alla sveglia.
Bè non ti volevamo lasciare sola. Dopo lo stato in cui ti abbiamo trovata ieri sera abbiamo pensato che era meglio starti vicino Marì mi scrutò ancora una volta adesso però ci devi dire cosa è successo?
Cosa volete che sia successo! Sono tornata in stanza dopo la festa Era la verità!
Carol tu eri ubriaca quando siamo entrate in stanza, e dicevi cose senza senso su Gaston questa volta fu Felysia a parlare.
Arrossii leggermente quando accennò a Gaston.
Fely forse stavo parlando nel sonno...è impossibile che mi sia ubriacata
Oh Carol, non siamo stupide e poi abbiamo trovato questo accanto al tuo letto continuo Fely porgendomi un bel bottone blu. Le guardai confusa.
Ieri sera te ne sei andata via dalla festa con Matias e non ti abbiamo più vista. Poi quando siamo tornate qui ti abbiamo trovato in uno stato pietoso si intromise Marisol
Guardai Marisol e Felysia esterefatta quel bottone diveniva la certezza che qualcosa la sera scorsa non era andata come mi ostinavo a credere. Lo rigiravo tra le mani incredula, e ad un tratto l'immagine di me e Matias al centro del giadino comparve davanti ai miei occhi come un flash. Fu fugace e nitido ma divenne uno spiraglio in quel buio che era la mia testa.
Non è possibile! esclamai bisbigliando. Marisol e Felysia erano ancora lì aspettando che continuassi.
Io credo che ieri sera sia venuta qui con...con Matias Tentennai senza guardarle negli occhi. Vidi le mie due migliori amiche diventare pallide come il muro della stanza che condividevamo. Mi osservarono come per capire dove fosse il tranello, quel momento in cui ridendo avrei gridato "sto scherzando", ma purtroppo il tranello non c'era. Non so bene perchè ma la mia mente riportò subito l'attenzione su Gaston. Quante volte avevo fantasticato su noi due, su come sarebbe stato... il luogo, il giorno, il suo volto a pochi centrimetri dal mio, i nostri respiri intrecciati... Eppure per la semplice paura di soffrire avevo fatto sì che Matias mi rubasse l'unicità di quel momento. Quanto mi sentivo stupida!
Ehi Carol sei sicura che fosse proprio Matias? Questa volta fu Marì a parlare
Io credo di si...è stato l'unico con cui sono stata ieri sera
Bè magari ti sbagli...forse quel bottone lo ha perso riaccompagnandoti in stanza. A volte le cose non sono come ci ostiniamo a vederle.
Stavo per risponderle che era strano che il bottone fosse prorpio vicino al mio letto, quando qualcuno bussò alla porta. Feli si alzò di scatto dal letto e corse ad aprire. Sulla soglia apparve Carlos.
Carol! Carol! Carol! mi ripetè tre volte entrando a grandi passi nella stanza. Che avesse già saputo tutto? Che vergogna...
Carol devi darmi subito quel ciondolo che ti ha dato la mamma! continuò Carlos senza dare peso al mio volto sconvolto.
Certo ora lo prendo...ma perchè tanta fretta?
Mio fratello non rispose, si limitò a guardarmi mentre frugavo nel mio bauletto. Forse si era dimenticato di qualche mesiversario con una delle sue ragazze, e ora veniva a chiedere a me il regalo! Ah, ma di certo non gli avrei dato nulla!
Eccolo! esclamai aprendo una piccola scatolina sulla sinistra. Carlos mi strappò il ciondolo dalle mani e il suo sguardo si fece ancora più confuso. A quel punto davvero non riuscii a capire nulla!
Ma che cosa sta succedendo? A cosa ti serve il ciondolo? chiesi con un punto interrogativo stampato in faccia. Carlos continuava a non rispondermi, rigirava tra le mani quel piccolo ornamento. Ad un tratto però aprì l'altra mano che fino ad allora era rimasta stretta in un pugno. Sul suo palmo c'era una chiave identica a quella del mio ciondolo.
 
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CAT_IMG Posted on 31/7/2011, 14:42
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Capitolo 8
Carol version

<<e' di Belinda>> sentenziò Carlos.
Sbattei gli occhi diverse volte. Ogni curva, ogni sfumatura, ogni singolo particolare della mia chiave si ripeteva su quella di Belinda.
<<non è possibile!>> esclamai sbigottita. La mia espressione confusa si rifletteva sul volto di Carlos. Che Belinda fosse una nostra lontana parente? Una cugina persa di vista? Una di quelle persone che fanno parte della tua famiglia ma di cui non sai nemmeno il nome? Domande come quelle si susseguivano nella mia mente e la confusione che avevo provato appena sveglia tornò duplicata. Scrutai Marì e Feli; entrambe avevano assunto un espressione seria e un pò corrucciata, quasi quanto quella che avevo visto al mio risveglio.
<<carlos dove l'ha trovata?>> chiesi mentre proprio in quel momento Belinda stava entrando in stanza.
<<me la regalò mia madre al mio quattordicesimo compleanno. Si trovava dentro questo ciondolo>> rispose la ragazza porgendomi una collana con un cuore aperto a conchiglia <<avevo sempre saputo che il ciondolo poteva essere aperto, ma avevo sempre pensato che ci fosse solo qualche stupido ricordo di famiglia>> continuò Belinda mentre io rigiravo tra le mani quel piccolo ornamento.
<<proprio ieri sera mentre eravamo in piscina si è aperto, non...>> Carlos si intromise ma mi fu impossibile continuare ad ascoltare; quella storia era troppo simile.
<<anche mamma mi ha regalato questa chiave per il mio quattordicesimo compleanno, però non l'ha celata in alcun oggetto! Non ricordo molto, solo che quando me la porse mi disse "lo so che penserai che è strano e inconsueto ricevere una chiave come regalo, ma un giorno ti sarà molto utile. Conservala bene mia piccola guardiana!>>
<<guardiana?>> chiese Belinda stranita
<<si mamma la chiamava così credo per il fatto che da piccola amava la scherma>> si giustificò Carlos
<<suvvià ragazzi! Forse a quel tempo andavano di moda le chiavi e le vostre madri hanno pensato di regalarvele, tipo per tramandarle?>> Feli si avvicinò al nostro gruppetto pronunciando queste parole.
<<già! Feli ha ragione! Le vostre madri non si sono mica messe d'accordo!>> concluse Marì ripetendo in modo sarcastico l'ultima parte.
Bè in fondo avevano ragione! Come potevano mia madre e la sua decidere tutto ciò senza nemmeno conoscersi! Oh cavolo! Come avevo fatto a non pensarci prima?! Fu proprio in quel momento che mi si accese una lampadina.
<<come si chiama tua padre Belinda?>> chiesi fulminea
<<valeria. Valeria Gutierrez.>> rispose di getto <<ma questo cosa c'entra?>>
Valeria Gutierrez. Quel nome diceva tutto e niente. Non ricordavo alcuna amica di mia madre che si chiamava così. Scrutai Carlos, forse lui ricordava qualcosa. Il suo viso, però, era assorto in non so quale pensiero.
<<forse potrei chiamare mia madre e chiederle se la conosce>> dissi risoluta.
<<chiederle se la conosce?! Mi sembra normale che ti dica di si! Chi non conosce la moglie di Arrechavaleta! Che diamine!>> Belinda sputò quelle parole come se desiderasse che non le appartenessero. Non capivo perchè le desse così fastidio parlare dei suoi. Se ne stava lì con le braccia incrociate sul petto e un'espressione corrucciata; Carlos le si avvicinò. <<carol è meglio finirla qui. In fondo hanno ragione Marì e Felì. Mi sono allarmato per una sciocchezza>> disse risoluto.
Io mi limitai ad annuire, quella giornata era iniziata proprio male!
<<si Carlos hai ragione. Ora è meglio che vada>> decisi uscendo a grandi passi dalla mia stanza. Mai come quel giorno quelle quattro mura mi davano tanta agitazione. Il corridoio del dormitorio era deserto, evidentemente erano già tutti in classe.Bene, un punto a mio favore dato che desideravo restare un pò sola. Mi allontanai quanto più possibile dalla mia stanza e mi sedetti in terra. Dietro quella rientranza ero ben nascosta da chiunque decidesse di passare di lì. Appoggiai la testa al muro. Avevo una strana sensazione in me, qualcosa che mi diceva di non lasciar perdere tutto. Sentivo un peso in fondo allo stomaco, qualcosa che diventava sempre meno sopportabile. Come potevano quelle due chiavi essere così perfettamente identiche? Avevo ancora la loro immagine li davanti agli occhi. Scrollai la testa per mandar via quel pensiero.Che cavolo! Era solo una chiave, lo pensavano tutti! Tranne me ovviamente. Più mi ripetevo che era così, più quella frase mi risuonava stupida . Forse Carlos aveva ragione, a volte ero davvero paranoica.
Portai le ginocchia al petto. Sin da piccola usavo mettermi in quella posizione quando qualcosa non andava. Cercai di svuotare la mente ma sentii un dito scorrermi lungo il braccio. Presi un bel respiro pronta a dare una qualsiasi spiegazione a la persona che avevo accanto, però quando aprii gli occhi vidi solo Gaston.
Se ne stava lì seduto proprio pochi centimetri da me e mi scrutava.
<<ehi Carol va tutto bene?>>
<<si Gaston... stavo solo pensando un pò>>
<<lo so, ti metti sempre qui quando hai qualcosa per la testa>> Dimenticavo che Gaston mi conosceva fin troppo bene.
<<se ti va di parlarne...>> incalzò lui. Con un cenno gli feci capire che proprio non ne avevo voglia. Gaston abbozzò un sorriso. <<bè allora vieni con me!>>
Mi prese la mano e facendomi alzare mi portò con lui. Lo guardai male. <<non ho voglia di andare in giro>>
<<ma non stiamo andando "in giro"> concluse Gaston fermandosi davanti al suo armadietto. Lo guardai con aria interrogativa.
<<beh?>>
<<beh nulla! Aspetta che...>> Gaston continuava a frugare tra una serie di fogli <<eccola!>>
<<cos'è?>>
<<leggi. E' una canzone che scrisse mio padre quando era poco più grande di me. Non credo che la cantasse con mia madre. Sai lei è davvero una campana!>>
Aprii il foglio abbozando un sorriso.

Abre tus ojos, búscame
Estoy tan lejos sientiéndote
Si estás perdido sin saber de mí
Abre tus ojos, estoy aquí

Abre tus ojos para ver
En mi mirada la luz que hallé
Abre tus ojos y podrás sentir
Que hay otro cielo por vivir

<<wow! E' davvero bella!>> esclamai continuando a leggere. Gaston rise.
<<ma perchè la fai vedere proprio a me?>>
<<ogni volta che sento che qualcosa non sia come dovrebbe essere, che mi sento perso, che ho voglia di cambiamenti, leggo il testo di questa canzone."Apri gli occhi" mi da la forza di pensare che tutto ciò che ci circonda non è come lo vediamo, che se apriamo davvero gli occhi possiamo trovare ciò che cerchiamo.>>
Lo scrutai rimurginando le sue parole. Un sorriso spuntò spontaneo sulle mie labbra. Come non sorridere dopo che il tuo migliore amico ha trovato di nuovo il modo di farti star meglio.
<<posso tenerlo?>> chiesi dopo un pò
<<certo! Prendi pure>> mi rispose Gaston con leggerezza. Alzai gli occhi per dargli un bacio ma qualcosa catturò la mia attenzione. Con un braccio feci spostare Gaston. Il cuore prese a battermi fortissimo. Sembrava volesse schizzare fuori dal petto. Non era possibile! Un' altra chiave?!
 
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19 replies since 28/9/2010, 18:17   980 views
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