Una vez mas

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wayfarër
CAT_IMG Posted on 7/2/2011, 18:29 by: wayfarër
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6° Capitolo

<i> Belinda Version

Esattamente come una sciocca, mi ritrovavo a vagabondare per la prima volta lungo i corridoi di quella scuola. Carlos ormai era andato via, lasciandomi sola come

una stupida; ma dopotutto ero stata io a sbagliare. Non avrei mai dovuto indicare Gaston invece di rispondere ad una domanda che di sicuro avrebbe cambiato l'esito

di quella serata. Eppure non riuscivo a sentirmi in colpa. Dopotutto noi non stavamo insieme, anche se era ovvio che tra di noi non ci sarebbe mai stata una semplice

amicizia. In quel momento la cosa migliore era starsene in un luogo dove era impossibile torturarsi il cervello a pensare a come sarebbe andata. Quindi pensai che la

mia stanza era il posto dove non avrei proprio dovuto mettere piede. Ancora non conoscevo bene tutte le aule di quella scuola, così guardando i diversi cartelli appesi

lungo le pareti, optai per la piscina di acqua salata.
Come mi era stato detto, quella scuola prima non era nient'altro che una casa molto grande, ma dopo molti anni di lavori erano riusciti ad erigerci un vero e proprio

college.
Seguii l'indicazione del cartello e svoltai presso la prima curva. Non ebbi nemmeno il tempo di girare che subito vidi la piccola piscina illuminata da qualche luce e dal

debole riflesso della luna. L'avevano attrezzata proprio bene. Tutt'attorno ad essa c'erano diversi lettini blu, portanti il logo della scuola, e su alcuni di essi c'erano

delle coppiette che si tenevano per mano. Alcune apparivano impacciate, mentre altre con fare più esperto cercavano un pò d'intimità.
Cercai con gli occhi un posto che non fosse troppo vicino a quelle coppiette, ma che non fosse nemmeno troppo lontano dalla piscina. Alla fine optai per il secondo

lettino a destra dell'entrata.
Mi sedetti e con fare disinvolto presi a giocherellare con le dita. Scrutai il cielo pieno di stelle e pensai che,anche se San Lorenzo era passato da un bel pò, di sicuro

un giorno sarei riuscita a vedere qualche stella cadente. Purtroppo non ero mai stata così fortunata da vederne una, ma anche se fosse accaduto non avrei mai saputo

segliere il desiderio giusto da affidarle.
Mi voltai leggermente e notai che esattamente al lato opposto della piscina c'era un ragazzo seduto su un lettino, era solo e sembrava assorto in chissà cosa. Un pò

come me.
Fu solo quando quest'ultimo si alzò che potei riconoscerlo. Anche se era da poco che ci conoscevamo di certo, il suo modo di camminare e il suo portamento, non li

avrei scambiati con nessuno. Era proprio lì, e mi sembro che non ci vedessimo da chissà quanto. Era proprio lui. Carlos.
Si accorse quasi subito che lo stavo fissando e credo fu per questo che mi raggiunse. Si mise impalato davanti al mio lettino e scrutando il resto dei posti liberi si

sedette sulla sdraio dietro di me.
Hai fatto presto... incalzò Carlos senza guardarmi.
Di certo non sarei mai rimasta sola come una stupida accanto alla pista da ballo. Magari aspettando che tu avessi fatto pace col cervello risposi secca
Bè non sono di certo io quello che dovrebbe fare pace col proprio cervello ribattè Carlos continuando a tenere lo sguardo altrove. Quanto odiavo quando

qualcuno mi parlava senza guardarmi!
Primo, sei tu quello che se la prende per nulla. Secondo, guardami in faccia quando ti sto parlando dissi facendo in modo che finalmente si voltasse verso di

me, afferandogli il viso con una mano. Carlos la prese e racchiudendola nella sua la poggiò sul mio lettino.
Non capisco perchè te la prendi per così poco, in fondo ci conosciamo da pochissimo continuai guardandolo dritto negli occhi.
Carlos accennò un piccolo sorriso strafottente potrebbero essere passate anche solo due ore, o minuti, dal momento che ci siamo conosciuti; ma di certo anche

dopo due secondi avrei capito che non saremmo mai potuti essere amici.

Adesso anche il suo sguardo era fermo. Credo di averlo capito anche io ammisi mordendomi leggermente il labbro inferiore.
Quella frase era stata breve ma conclusiva, un pò come quelle lame piccole e affilate a cui basta un solo colpo per distruggere tutto. Solo che con quella frase non

avevo distrutto proprio nulla; stavo solo per dar inzio a qualcos'altro.
Nessuno dei due sapeva cosa dire. Ormai avevamo in un qualche modo chiarito, anche se non c'era mai stato un vero litigio. Fu Carlos a rompere definitavemente il

silenzio; mi scrutò attentamente ma pensieroso poi staccando per un attimo gli occhi da me chiese Posso sedermi lì? col dito indicava il posto accanto a me

sul lettino. Io annuii soltanto, anche se avrei voluto rispondere con un "si certo" o un'espressione che gli avesse fatto capire che davvero lo volevo vicino, e non che

avessi risposto solo per cortesia. Carlos intanto si era già seduto e insieme a lui era tornato il silenzio di prima. Questa volta però ero io che dovevo dire qualcosa.

Dovevo essere io a rompere il silenzio. Mi sforzavo di trovare qualcosa di cui parlare ma la mia mente sembrava vuota. Ripensai alla nostra lunga chiacchierata nel

pomeriggio sperando di trovare in essa un elemento che potesse dare inizio ad un nuovo dialogo. Ma niente.
Per tutto il tempo che ero stat lì ferma a pensare i miei occhi erano rimasti fermi sul pavimento. Solo quando capii che non avevo proprio niente da dire li alzai per

scrutare l'espressione di Carlos. Nonappena cercai il suo volto non trovai altro che le sue labbra, ormai poggiate sulle mie. Ci volle davvero poco per sciogliere quel

groviglio di pensieri che avevo in testa. Posai una mano sulla spalla di Carlos mentre le nostre labbra continuavano a muoversi insieme. Le sue dita percorrevano i

contorni del mio volto e sembravano fuoco sulla mia pelle fredda. I nostri occhi si incontrarono solo nel momento in cui le nostre labbra si separarono un attimo per

poi tornare di nuovo insieme. In quella sera avevamo scambiato pochissime parole, ma l'intensità del suo sguardo era stata molto più eloquente.
Quando con riluttanza mi allontanai un pò, sorrisi quasi come una stupida, come se quella situazione mi tornasse sempre nuova. Carlos,invece, sembrava molto più a

suo agio e aveva un sorriso diverso dal mio. Un sorriso strafottente e beffato... il sorriso che mi aveva fatto accorgere di lui quella mattina.
Carlos mi avvolse nella sue braccia enormi e restammo così per un tempo che mi sembrò infinito. Chiusi gli occhi e cercai di stampare nella memoria ogni singolo

istante. Ogni singolo suono. Ogni singolo brivido.
 
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